Trovavasi felice nel vedersi liberato da un signore nè valoroso nè prudente, e che chiamato a difendere Firenze nelle più difficili circostanze aveva dissipati i tesori dello stato non pensando che a vane ostentazioni ed a' suoi piaceri187.
La morte suole di rado recar soccorso agli sventurati quando gemono nel colmo delle sofferenze; più raramente ancora ferisce colui contro del quale i voti degli uomini invocano la vendetta del cielo. I suoi inaspettati decreti colgono il giusto, le di cui virtù eccitano il più vivo rammarico, mentre il grande colpevole non cade che quando i suoi delitti incominciano ad essere obbliati. Ma nella storia fiorentina la morte ci si presenta più volte quale liberatrice della repubblica. La morte d'Enrico VII salvò Firenze dalla collera di questo provocato imperatore; la morte di Castruccio la liberò dal più valoroso guerriero, dal più profondo politico, dal più temuto di tutti i suoi nemici; la morte del duca di Calabria la sottrasse al dominio de' Napoletani nel momento che più non aveva bisogno de' loro soccorsi.
CAPITOLO XXXII.
Grandezza di Firenze. - Ritirata di Luigi di Baviera e ruina de' suoi alleati. - Campagna in Italia di Giovanni di Boemia.
1328=1333.
Alla morte di Castruccio incomincia un'altra delle più gloriose epoche della grandezza di Firenze, la quale, liberata da così potente nemico, dominò tutta l'Italia col vigore de' suoi consigli e colla profonda sua politica. Sempre disposta a proteggere i deboli e gli oppressi, sempre apparecchiata ad opporre agli usurpatori un'insormontabile resistenza, la signoria fiorentina si considerò quale custode dell'equilibrio politico d'Italia specialmente destinata a conservare ai sovrani la loro indipendenza, ai popoli il proprio governo.
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