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      I parlamenti o assemblee generali dei cittadini che tenevansi nella pubblica piazza, avevano più spesso servito al sovvertimento delle leggi che a tenerle in vigore; quindi i buoni cittadini andavano sempre proponendo di chiamare il popolo all'esercizio della sovranità per mezzo di rappresentanti, e non direttamente; di consultare la sua opinione, non di contarne i suffragi; poichè non può esistere la pubblica opinione, nè ha tempo di formarsi in que' paesi, ne' quali il regime democratico la converte subito in legge; e quando vengono interpellati tutti i cittadini sopra oggetti non meditati che da pochi, quasi tutti non danno la propria ma l'altrui opinione. I Fiorentini non meno gelosi de' cittadini ateniesi non volevano persuadersi che la nascita, il rango, gl'impieghi rendessero gli uni più che gli altri cittadini proprj al governo. Non pretendevano per altro, che la nazione intera fosse nello stesso tempo sovrana e suddita; ma bensì volevano tutti giugnere successivamente alla magistratura ed ai consigli, acconsentendo che la magistratura ed i consigli, finchè durava la loro amministrazione, governassero soli in nome della repubblica.
      Ed a fronte del loro esagerato amore dell'eguaglianza, erano non pertanto costretti di confessare che molti cittadini avrebbero avvilito il governo colla bassezza della loro condizione, coi villani loro modi, e colla loro ignoranza. Non volevano per altro escluderli con leggi generali, le quali verrebbero considerate e come ingiuriose a coloro contro i quali erano dirette, ed inoltre come insufficienti; onde preferirono di provvedervi indirettamente, non accordando le cariche che a quelli che ne sarebbero giudicati degni da una autorità nazionale.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





Fiorentini