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      I borghesi che più volte lo avevano veduto rientrare in città trionfante, dopo avere riportate gloriose vittorie, i soldati coi quali aveva divise le fatiche ed i pericoli, i contadini cui aveva salvate le messi dal saccheggio de' nemici, accorrevano in folla per vederlo, ripetendo il suo nome con entusiasmo, ed invocandolo come il vindice della Lombardia, da cui si ripromettevano la pace, la gloria e la libertà. Il signore di Milano non vide con indifferenza tanto favore popolare. Lo invitò ad un magnifico banchetto con tutti i suoi parenti; e quando Marco stava per ritirarsi, fu da Azzo, sotto colore di parlargli segretamente, chiamato in un altro appartamento, e strozzato da alcuni sicarj colà appostati, che lo gittarono dalla finestra nella pubblica piazza. Così perì il più valoroso figliuolo del magno Matteo Visconti; quello che il voto de' Ghibellini chiamava a comandare la loro fazione in tutta la Lombardia227.
      Era loro mancato Cane della Scala, signore di Verona, che dodici anni prima la lega ghibellina aveva proclamato suo capo nel congresso di Soncino. Cane, in un'epoca in cui la Lombardia abbondò di capitani illustri e di grandi principi, meritò d'occupare il primo luogo. Ad una bravura a tutte prove aggiugneva altre qualità omai rese assai rare: costante ne' suoi principj e leale ne' discorsi, fu mantenitore fedele delle sue promesse. Nè solo aveva saputo assicurarsi l'amore de' soldati, ma ancora quello de' popoli da lui governati, sebbene di fresco sottomessi colle armi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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