Le porte di Parma furono aperte al re Giovanni dai signori Rossi244, quelle di Modena e Reggio dai capi delle famiglie ghibelline. Ogni città imponeva al re la condizione di non richiamare gli esiliati; ma ogni città vedeva poi con piacere violato il patto dal re, e riconciliate col richiamo de' fuorusciti le opposte parti245.
In gennajo vennero pure al re Giovanni ambasciatori di Gherardino Spinola, signore di Lucca. Costui, comperando quel principato, erasi dato vanto di voler essere in Toscana un secondo Castruccio; ma ebbe tosto motivo di essere scontento della sua sovranità. Era stato internamente esposto ad una serie di congiure, mentre al di fuori i Fiorentini gli facevano un'aspra guerra. Dopo un lungo assedio gli aveano tolto il castello di Montecatini valorosamente difeso dai Ghibellini246; e fino dal 10 ottobre del 1330 l'armata fiorentina bloccava la stessa città di Lucca. Quando Spinola seppe che il re Giovanni aveva accettata Lucca, e che vi spediva i suoi soldati, abbandonò le città e ritirossi ne' suoi feudi senza che il re gli restituisse il danaro che aveva sborsato per l'acquisto di quella signoria247.
I Fiorentini che tenevano innanzi a Lucca una grossa armata, rinforzata dai soldati ausiliari del re Roberto, dei Sienesi e dei Perugini, e che lusingavansi di entrare ben tosto in città in conseguenza di un trattato omai condotto a buon termine col signore e col comune248, rimasero sbalorditi quando il giorno 12 di febbrajo gli araldi d'armi del re Giovanni di Boemia intimarono loro di rispettare il territorio dei sudditi del loro signore, e li prevennero nello stesso tempo che il re Giovanni, essendo in pace con tutti gli stati d'Italia, non aveva accettata la signoria di Lucca che per mettervi l'ordine e la concordia, e per rappacificarla co' suoi vicini249.
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