I più ostinati capi delle parti guelfe e ghibelline facevano la guerra ad un principe, che dicevasi alleato ad un tempo dell'imperatore e del papa. Il risentimento delle antiche ingiurie, e perfino l'odio dei repubblicani contro i tiranni fecero luogo momentaneamente all'interesse immediato; e si vide con istupore una lega firmata in settembre del 1332 tra i signori ghibellini di Lombardia, la repubblica fiorentina ed il re di Napoli. Voleva la salvezza d'Italia che si allontanasse dal suo centro un principe che aveva fatta coll'imperatore una nuova alleanza, e che poteva essere tentato di cedere a questo monarca quegli stati che a lui non convenisse di conservare: voleva la tranquillità d'Italia che si regolasse la divisione di questi stati fra coloro che facevano la guerra al Boemo, onde un solo non approfittasse degli sforzi di tutti, innalzandosi subitamente a troppa grandezza. Era necessario che dopo la conquista le potenze italiane si trovassero di nuovo in equilibrio, e che ciascuno, essendo proporzionatamente ingrandito, fosse pure in istato di difendere la propria indipendenza. Il trattato di divisione assegnava dunque Cremona e Borgo san Donnino al signore di Milano, Parma a quello di Verona, Reggio ai Gonzaghi signori di Mantova; Modena al marchese d'Este signore di Ferrara, e Lucca ai Fiorentini261.
Sebbene Pavia non fosse compresa in questa divisione, fu la prima a scacciare la guarnigione del re. I Beccaria, capi in questa città del partito ghibellino, se ne fecero riconoscere signori sotto la protezione di Azzo Visconti262. Negli stati di Modena e di Ferrara ove cominciò la guerra nello stesso tempo, i confederati ebbero la peggio, ed il territorio di Ferrara fu abbandonato al saccheggio dal principe Carlo di Boemia263.
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