E per tal modo si andava sviluppando quello squisito gusto delle arti, quel genio creatore che doveva sollevare i Fiorentini tanto al di sopra degli altri popoli d'Italia274.
Ma ben tosto tenne dietro a queste feste una grande calamità: il primo di novembre del 1333 cominciò a piovere con tanta furia, sia in Fiorenza, come in tutte le valli dell'Appennino che tributano le loro acque nell'Arno, che le cataratte dei cieli parvero aperte ed il popolo nuovamente minacciato da un generale diluvio. Onde tutta la gente vivea in grande paura suonando al continuo per la città tutte le campane delle chiese, infino che non alzò l'acqua, e in ciascuna casa bacini o pajuoli con grande strida gridando a Dio misericordia, misericordia, per le genti che erano in pericolo, e fuggendo le genti di casa in casa e di tetto in tetto, facendo ponti da casa in casa, onde era sì grande il rumore e 'l tumulto che appena si poteva udire il suono del tuono. Per la detta pioggia il fiume d'Arno crebbe in tanta abbondanza d'acqua, che prima onde si muove scendendo dell'Alpi con grandi ruine ed impeto sì che sommerse molto del piano di Casentino; e poi tutto il piano d'Arezzo e di Valdarno di sopra, per modo che tutto il coperse d'acqua. La Sieve soverchiò le sponde con non minore violenza ed allagò tutto Mugello. Ogni piccolo ruscello che metteva nell'Arno sembrava un gran fiume. Tutti i mulini, tutte le case fabbricate lungo i fiumi, tutti gli alberi piantati sulle loro rive furono sradicati e strascinati dall'impeto dell'acque.
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