Un'armata straniera attraversa le vostre campagne; questi soldati, nemici del vostro tiranno, sono i vostri vindici. Quali preferite voi di combattere? essi, o i Guasconi che vi opprimono? esporrete voi la vita per vivere schiavi o per vivere liberi? Armatevi, perchè convien scegliere; armatevi perchè il tiranno vuole mandarvi contro i Ferraresi, se voi rifiutate di marciare con noi. Osservate le prigioni ch'egli ha fabbricate nella sua fortezza, osservate i patiboli innalzati sulle vostre mura; queste, se vincete con lui, sono le ricompense che vi aspettano. Ma noi, se abbiamo il vostro appoggio, apriremo al popolo quel palazzo in cui i vostri ed i nostri padri, ove noi stessi e voi rendemmo liberamente giustizia quando la repubblica sussisteva nella sua gloria, quando noi non conoscevamo ancora la cupidigia del prete francese, nè la brutale insolenza e l'impudicizia de' suoi soldati. Noi, le di cui dimora e famiglie sono conosciute, le di cui case verranno bruciate e le proprietà confiscate se siamo perdenti, noi tutto allegramente esponiamo per la libertà: fate voi lo stesso; voi che arrischiate meno di noi».
Di mezzo alla folla si udì rispondere a questo discorso il grido di viva il popolo, muoja il legato, muoja il tiranno iniquo e crudele. I Guasconi sparsi per le contrade furono uccisi, gli altri fuggirono verso la fortezza, abbandonando la guardia delle porte che vennero aperte al marchese di Ferrara. Il popolo condotto da Colazzo e da Brandaligi diede un primo assalto a questa fortezza in cui erasi chiuso il legato, e non essendo riuscito ad atterrarne le porte, o a sormontarne le mura, prese a farne regolarmente l'assedio278.
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