Saccone aveva osservata fedelmente la pace che vent'anni prima erasi fatta tra le repubbliche di Fiorenza e di Arezzo, ed aveva, sebbene capo del partito ghibellino, schivato di provocare sopra di sè le potenti armi della signoria. Ma quando Mastino della Scala portò la guerra in Toscana, Saccone accettò la sua alleanza, ed obbligossi ad introdurre in Arezzo ottocento cavalli che il signore di Verona aveva mandati fino a Forlì. In tali circostanze l'Ufficio della guerra non volle più rimanere esposto alle sorprese di un vicino che aspettava il favorevole istante per ismascherarsi. Perciò i Fiorentini dichiararono la guerra al signore d'Arezzo, ed il 4 aprile del 1336 spinsero un corpo di cavalleria in Romagna per opporsi a quella di Mastino, e fecero guastare dalle truppe tutto lo stato d'Arezzo297.
Le città di Siena, Perugia e Bologna erano, siccome ancora il re Roberto, obbligati da un'antica alleanza a difendere i Fiorentini per la salvezza del partito guelfo. L'Ufficio della guerra rinnovò quest'alleanza, sebbene se ne potessero sperare pochi frutti, perciocchè le repubbliche erano snervate dalle guerre civili, ed il re Roberto dall'età e dallo scoraggiamento. Non si poteva far conto dei soccorsi della repubblica di Genova, già da due anni in preda al partito ghibellino che volgeva tutte le forze dello stato contro la stessa repubblica298. Il potere della chiesa era in Italia omai spento affatto; e le città della Romagna e della Marca erano dominate da piccoli tiranni, la di cui politica limitavasi a far lega colla parte più potente onde essere risparmiati dall'usurpatore almeno per tutto il tempo che questi avrebbe qualche cagione di temere.
| |
Fiorenza Arezzo Mastino Scala Toscana Saccone Arezzo Verona Forlì Ufficio Fiorentini Arezzo Romagna Mastino Arezzo Siena Perugia Bologna Roberto Fiorentini Ufficio Roberto Genova Italia Romagna Marca
|