La prodigiosa superiorità che aveva nelle battaglie la cavalleria pesante, dovevasi molto meno al numero che all'abitudine delle armi: il cavaliere aveva un soldo proporzionato al lungo tempo che doveva impiegare, ed ai pericoli cui doveva soggiacere per imparare un tale mestiere; e mentre oggi la paga del soldato è minore di quella dell'ultimo mercenario, era in allora maggiore di quella del più esperto e ricco artefice.
I principi e le città d'Italia non erano in istato di tenere costantemente queste truppe al loro soldo; in tempo di guerra invitavano i mercenarj che avevano militato in altre armate, e li licenziavano all'epoca della pace. I Tedeschi, arrivati in Italia al seguito de' loro principi, erano ben tosto chiamati a servire altre potenze coll'allettamento di più larga mercede; e perchè le contese degl'Italiani erano affatto indifferenti a questi stranieri, vendevansi sempre al migliore offerente.
Generalmente parlando, ai principi tornava meglio d'avere dei Tedeschi al loro soldo, che dei nazionali, perchè la diversità della lingua li faceva più stranieri allo spirito di partito, e meno accessibili agl'intrighi. Sembrò a bella prima che le truppe mercenarie avessero pure altri vantaggi. Le forze degli stati si proporzionarono alle loro ricchezze, non alla popolazione; esse s'accrebbero coll'industria e coll'attività, e si perdettero per l'inerzia; si risparmiò il sangue de' sudditi cittadini; gli stessi soldati vestirono un carattere più umano, e la guerra si trattò con minor ferocia, perchè i combattenti erano quasi tutti compatriotti e non avevano veruna cagione di odio, che gli esacerbasse gli uni contro gli altri.
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