Più di quattro mila cavalieri delle due armate erano rimasti sul campo di battaglia343: assai maggiori erano i morti dell'infanteria. I soli Milanesi avevano perduti più di cinquecento cavalieri e di tre mila fanti344. Lodrisio Visconti ed i due suoi figliuoli furono chiusi nelle prigioni di Milano. Si rimandarono senza taglia gli altri prigionieri dopo aver loro tolti i cavalli e le armi e avuta da loro la promessa che più non servirebbero contro i Visconti. Non si sarebbero potuti ritenere senza condannarli ad una perpetua prigionia, perchè veruna potenza sarebbesi curata di comperare la loro libertà345.
Sebbene la guerra di Parabiago togliesse al Visconti alcune migliaja di soldati, aveva non pertanto accresciuta la sua riputazione e la sua potenza. Era a quest'epoca sovrano di dieci città lombarde prima indipendenti346, senza contare Pavia di cui ne divideva il dominio colla casa Beccaria. Cercava occasione d'acquistare qualche diritto in Toscana, onde aprirvi una nuova carriera alle sue pratiche ed alla sua ambizione; nè dovette aspettarne lungo tempo l'occasione: sua madre Beatrice d'Este aveva avuto dal suo primo marito, il giudice Nino di Gallura, una unica figliuola detta Giovanna, sorella uterina d'Azzo Visconti; la quale morì ed era l'ultima erede dei Visconti di Pisa, signori di una parte della Sardegna. Azzo presentossi subito per raccogliere l'eredità di quest'illustre famiglia; chiese ed ottenne la cittadinanza pisana, entrò in possesso dei beni di sua sorella, e per far comprendere che le sue pretensioni stendevansi altresì sul terzo della Sardegna, che gli Arragonesi avevano tolta ai giudici di Gallura, inquartò i suoi stemmi coi loro347. I Pisani desideravano ardentemente la sua alleanza, e le loro forze riunite avrebbero potuto togliere agli Arragonesi quest'isola, sulla quale i Pisani avevano così giusti diritti, ed il di cui possesso era tanto necessario alla sua potenza marittima.
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