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      Molti critici accusarono le sue poesie di ricercatezza e di affettazione; molti osservarono che nelle sue lettere ed altre opere latine traspare una stentata vanità, mentre in mezzo ai continui sforzi che fa l'autore per comparire eloquente, non sanno ove trovare i suoi veri sentimenti e pensieri; per ultimo molti lo accusano in particolare d'avere guasto il gusto della sua nazione, ritraendo gl'Italiani dal cercare il vero bello per farli tener dietro a futili gentilezze, ad apparenti bellezze. Ma per altro costoro devono confessare che Petrarca fu dotato di talenti tali, di un tal genio, di cui non possono forse portar essi giudizio; imperciocchè non è possibile di riscuotere l'ammirazione d'un intero secolo, nè di trasmettere il proprio nome alle più remote nazioni, e di generazione in generazione alla posterità, se tali veri o supposti difetti non vengono largamente compensati da una vera grandezza degna di una gloria così universale e durevole.
      Era Petrarca figlio di ser Petracco dell'Ancisa, notajo fiorentino, originario del castello dell'Ancisa posto sulla strada d'Arezzo, quattordici miglia lontano da Firenze. Ser Petracco era notajo delle riformagioni364 quando furono esiliati i Bianchi di Firenze. Bandito con Dante del 1302, si stabilì in Arezzo, ove nacque Petrarca nella notte del 19 al 20 luglio del 1304 quasi all'epoca del mal diretto tentativo fatto dai Bianchi sotto la condotta di Baschiera dei Tosinghi, per rientrare in Firenze365.
      Il nome di Petrarca dato al poeta toscano non è che il nome del padre alquanto alterato, Petracco, ossia Pietro.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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