Nel 1339 diede principio ad un poema epico in versi latini, di cui Scipione doveva essere l'eroe, e che intitolò l'Africa. Lusingavasi di eternare con quest'opera la sua memoria; ma l'effetto non corrispose alle sue speranze378.
Ritirato nella sua solitudine, nulla trascurava il nostro poeta che potesse giovare alla sua celebrità. Le lettere che gli furono ricapitate nello stesso giorno, per invitarlo a Parigi ed a Roma, gli arrecarono più gioja che sorpresa; poichè già da lungo tempo andava egli stesso preparando questo glorioso avvenimento. La sua ammirazione per la romana grandezza non lo lasciò nell'incertezza; ma per dare maggiore splendore al suo coronamento in Roma, risolse di subire un esame che non gli veniva richiesto; e prima di cingersi l'offerto alloro, si addirizzò a Roberto, re di Napoli, il più letterato sovrano di que' tempi, e grande protettore de' letterati, pregandolo di giudicare intorno alle sue cognizioni ed ai suoi talenti. Quando seppe accolta la sua domanda, Petrarca s'imbarcò alla volta di Napoli, ove sbarcò alla metà di marzo del 1341379.
Il vecchio Roberto che aveva più gusto per lo studio, e rispetto per le scienze letterarie che militari, pareva scontare finalmente i delitti da suo avo Carlo I, il conquistatore di Napoli ed il carnefice di Corradino. Nel 1328 Roberto aveva perduto l'unico figlio Carlo, duca di Calabria, il quale morendo aveva lasciata una fanciulla, e la consorte gravida di un'altra. Il nipote di Roberto, Carlo Uberto, figlio di Carlo Martello, e nipote di Carlo II di Napoli, regnava allora in Ungheria.
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