Per conservare questo potere oligarchico, egualmente odioso ai grandi ed al popolo, e per impedire che una più attenta sopravveglianza sullo scrutinio de' priori non correggesse gli abusi da loro introdotti, crearono un nuovo rettore o magistrato; ed in onta della legge che dichiarava quelli di Agobbio incapaci d'esercitare in Firenze veruna signoria, chiamarono, col titolo di capitano della guardia, lo stesso Giacomo Gabrielli d'Agobbio che aveva dato motivo a tale legge; e gli affidarono una guardia di cento uomini a cavallo e di duecento fanti al soldo del comune, destinandolo a mantenere, con una giurisdizione affatto arbitraria, l'usurpato potere391.
Fra coloro che trovaronsi esposti i primi alla persecuzione di Gabrielli, si credettero le più offese le nobili famiglie dei Baldi e dei Frescobaldi, per essere state condannate ad arbitrarie non meritate ammende, e costrette a deporre in mano della signoria i castelli di Mangona, di Vernia ed altri, che avevano comperati dai loro antichi conti. I Baldi ed i Frescobaldi non si sottoposero senza resistenza all'oppressione; tentarono di disfarsi di Gabrielli e dell'oligarchia che governava; fecero entrare in una congiura i principali capi della nobiltà; in pari tempo mossero una corrispondenza coi signori de' castelli, che ancora si mantenevano quasi indipendenti, i conti Guidi, i Tarlati d'Arezzo, i Pazzi di Val d'Arno, i Guazzallotti di Prato, i Belforti di Volterra, gli Ubertini e gli Ubaldini degli Appennini, e chiesero il loro soccorso.
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