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      Era questa linea formata da due profonde fosse, difese da una palafitta con ridotti di piazza in piazza. L'armata dividevasi in tre campi, posti di fronte alle tre porte della città, ed il frapposto terreno tra l'un campo e l'altro era stato da ogni luogo appianato ed aperto alla cavalleria. Dopo pochi giorni di servizio le milizie dei due quartieri di Pisa che formavano l'assedio di Lucca, venivano rilevate da quelle degli altri due400. Intanto si presentò innanzi a Pisa il Visconti d'Oleggio colle truppe sussidiarie mandate dal signore di Milano. Si dà per certo che fosse segretamente intenzionato di occupare la città che avevalo chiamato in suo soccorso; ma la signoria, che n'ebbe sospetto, aveva spediti ufficiali incontro alla cavalleria per pagarle un doppio soldo nell'istante che giugnerebbe alle porte e farla all'istante partire per raggiugnere l'armata.
      I Fiorentini avevano consumati due mesi nell'adunare un'armata capace di attaccare i Pisani nello stato di Lucca. Quest'armata composta di due mila cavalli al soldo della repubblica, di mille seicento ausiliarj somministrati in parte da Mastino della Scala, e di dieci mila pedoni, entrò finalmente in campagna verso la metà di agosto comandata da Matteo di Pontecarali di Brescia, in allora capitano della guardia. Questo generale non era nè pel suo rango, nè per la sua esperienza fatto per così grande impresa, e non tardò a darne prova. Dopo aver fatta inoltrare la sua armata tra Pisa e Lucca in un luogo acconcio a tagliare al campo degli assedianti ogni comunicazione colla loro patria, si ritirò per ripararsi dalle violenti piogge che lo sorpresero401. Entrò in appresso nel territorio lucchese per Val di Nievole, seco conducendo i commissarj di Mastino che dovevano dargli il possesso di Lucca.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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