Erasi egli intimamente unito al duca d'Austria, mentre Giovanni, re di Boemia, dichiaravasi suo nemico. La guerra che i Fiorentini avevano fatta al Boemo diventava per Luigi un motivo di scordare la guerra fatta prima a lui medesimo: altronde, dopo l'assenza di quattordici anni, l'imperatore desiderava di rivedere l'Italia, onde entrò in negoziazioni per condurre, a condizione di pagargli un considerabile sussidio, un'armata in servigio de' Fiorentini. I suoi ambasciatori giunsero per quest'oggetto in Firenze, e furono magnificamente ricevuti; ma mentre un tale trattato incontrava di sua natura molte difficoltà e veniva inoltre ritardato da nuovi affari che occupavano l'imperatore in Germania, la sua pubblicità arrecò ai Fiorentini gravissimi danni, perchè si cominciò a tenere per indubitato che fossero in procinto di abbandonare la parte guelfa per allearsi colla ghibellina. I nobili napoletani, che avevano fidate le loro sostanze al mercanti di Firenze, temettero una rivoluzione che obbligherebbe il loro re ad entrare in guerra contro la repubblica, e rivollero i loro capitali; la quale inaspettata domanda fu cagione del fallimento delle migliori case di Firenze406.
Frattanto Malatesta de' Malatesti di Rimini aveva preso il comando dell'armata fiorentina; ed il 27 marzo del 1342 si pose in campagna accampandosi a Gragnano sui poggi che separano la Valle di Nievole dal piano di Lucca. Colà trovandosi ebbe modo di avere segrete corrispondenze nel campo nemico, ad oggetto di sedurre i Tedeschi che militavano per i Pisani.
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