Ma questi avevano nominato loro capitano Nolfo di Montefeltro, parente di Malatesta, anche esso romagnolo, e non meno di lui addestrato negli intrighi e nelle trame, di cui la Romagna fu sempre maestra. Durante un mese e mezzo cercarono d'ingannarsi vicendevolmente, senza venir mai ad un fatto d'armi. In pari tempo i Fiorentini, sospettando che i Tarlati, signori di Pietra Mala, avessero tramato di sorprendere Arezzo, fecero sostenere in prigione i principali capi di questa famiglia: ma molti altri essendosi rifugiati ne' loro castelli, li fecero ribellare alla repubblica e spiegarono le insegne ghibelline407.
Mentre ciò accadeva, Gualtieri di Brienne, duca d'Atene, quello stesso che nel 1326 era stato in Firenze luogotenente del duca di Calabria, andando dalla Francia a Napoli passò per Firenze. Era Gualtieri nato in Grecia, ed apparteneva a quella tralignata stirpe ch'era in Levante succeduta ai primi crociati, indicati perciò con ingiurioso soprannome. Era di bassa statura, ed aveva un ributtante aspetto, che nascondeva uno spirito sospettoso e falso, un cuor perfido, costumi corrottissimi. La sua ambizione non sentiva nè il freno della morale, nè quello della religione, e la sola avarizia avanzava l'ambizione: per dirlo in una parola, di tutte le virtù che avevano resi gloriosi i suoi antenati, non aveva ereditato che il valor militare; qualità abbagliante, sebbene non rara, compatibile con ogni sorta di vizj, e talvolta ancora colla stessa viltà. Il ducato d'Atene era stato tolto a suo padre dai Catalani l'anno 1312408; il ducato di Lecce, in Puglia, gli rimaneva, e quello era il solo suo patrimonio.
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