Frattanto l'ufficio de' venti commissarj, o signori della guerra nominati per l'acquisto di Lucca, era spirato in principio di settembre; onde i partigiani del duca, liberati dalla loro sopraveglianza, ardivano più apertamente manifestare i loro progetti; dichiaravano che la repubblica aveva bisogno di essere riformata; che l'esito dell'ultima guerra dava a conoscere la totale corruzione del governo; che soltanto una mano vigorosa poteva svellere gli abusi, e riconciliare le parti esacerbate le une contro le altre; finalmente che il duca d'Atene aveva già fatto esperimento della sua capacità per così eminente carica, che richiedeva appunto quella fermezza di carattere, e quella giustizia, che aveva fin qui mostrata nella sua amministrazione. Simili discorsi ripetuti nelle adunanze de' corpi de' mestieri, e nelle taverne, ove i soldati del duca frammischiavansi al popolo per corromperlo, incoraggiarono alcuni grandi a proporre ai priori di offrire al duca la signoria di Firenze.
Il gonfaloniere fece, prima di rispondere, adunare il collegio de' dodici buoni uomini ed i sedici gonfalonieri delle compagnie della milizia, onde deliberassero colla signoria; e dopo aver manifestati a questi consiglieri i pericoli che sovrastavano alla pubblica libertà, si volse ai gentiluomini che avevano parlato per il duca. «Con estremo dolore, loro disse, vi vediamo dimentichi della virtù de' vostri antenati, e de' costumi della vostra patria; la repubblica, per la quale chiedete così estremo rimedio, non conosce verun altro pericolo fuor di quello, cui l'esponete al presente.
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