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      Invece di risguardare le diverse città conquistate da Firenze, come una dipendenza del medesimo stato, egli si fece successivamente dare dai popoli delle rispettive città le signorie di Arezzo, di Pistoja, di Colle di Val d'Elsa, di san Gemignano e di Volterra, onde lusingare la vanità loro e ravvivare l'animosità che conservavano contro i Fiorentini. In pari tempo il duca chiamò presso di sè tutti i Francesi ed i Borgognoni che servivano in Italia, e adunò in tal modo sotto i suoi ordini ottocento cavalieri suoi patriotti: fece inoltre venire dalla Francia molti suoi parenti ed amici per affidar loro i comandi militari. In tal modo egli credeva d'avere solidamente fondata la sua signoria; ma Filippo di Valois, cui il viaggio a Napoli del duca d'Atene era stato annunziato come un pellegrinaggio, rispose a chi gli parlava della recente sua grandezza: «il pellegrino ha trovato albergo, ma in cattiva locanda420».
      Speravano i Fiorentini che il duca d'Atene li vendicarebbe almeno dell'affronto ricevuto sotto Lucca; ma il duca era povero, e voleva prima di tutto impinguare il suo tesoro, per rassodare il suo dominio se gli veniva fatto di conservarlo, o per avere un compenso se gli accadeva di perderlo. La guerra sempre dispendiosa non poteva perciò piacergli; altronde l'avrebbe obbligato ad abbandonare la città di fresco sottomessa, che avrebbe approfittato del primo rovescio per ricuperare la libertà. Propose quindi ai Pisani ed ai loro alleati condizioni di pace, che furono subito accettate.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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