Il potere di un solo era stato creato dalla discordia degli ordini della nazione; ma tutte le classi de' cittadini provavano a vicenda l'oppressione e si adiravano contro il giogo che le opprimeva. I grandi che avevano procurata al duca la signoria, erano disgustati della sua ingratitudine, vedendo che non dava loro parte alcuna nel governo. La superior classe de' borghesi, che prima di lui era la sola potente, l'odiava mortalmente trovandosi da lui ingannata e spogliata degl'impieghi; nè meno di questi erano irritati i borghesi del second'ordine a cagione dell'accrescimento delle imposte, del sovvertimento d'ogni giustizia, e pei vergognosi trattati fatti in nome della loro patria; finalmente il minuto popolo, sedotto da ineseguibili promesse, aveva aperti gli occhi; all'odio contro i suoi magistrati, era succeduta la compassione, onde la gioja che a principio avevano manifestata pei supplicj ordinati dal duca, eccitava adesso l'orrore. Una carestia probabilmente non imputabile a Gualtieri accresceva il malcontento del popolo. Firenze, dice un antico suo proverbio, non si muove se tutta non si duole. Firenze soffriva tutta intera, e tutta intera si sollevò. Ogni classe era separatamente oppressa; ed ogni classe cercò separatamente di liberare la patria senza l'altrui soccorso. Tramaronsi molte congiure senza che le une avessero sentore delle altre; ma tre furono più potenti delle altre, e più delle altre a portata di presto eseguire i loro progetti. Capo della prima era425 lo stesso vescovo di Firenze, di casa Acciajuoli, e vi entravano quasi tutti i grandi e spezialmente i Bardi, i Rossi, i Frescobaldi, gli Scali, ed alcuni potenti borghesi, come gli Altoviti, i Magalotti, gli Strozzi ed i Mancini.
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