Le tre congiure, sebbene continuamente impedite dal timore o antivegenza del duca, sussistevano sempre, e meditavano nuove imprese, quando la terza fu scoperta per l'imprudenza d'un uomo d'armi ch'essa aveva guadagnato. Tostochè il duca ebbe un leggero sospetto, fece il 18 luglio arrestare due oscuri cittadini del numero de' congiurati, e per mezzo della tortura strappò loro di bocca la confessione della congiura, ed il nome di Antonio di Baldinaccio degli Adimari che n'era capo; il quale fu subito per ordine del duca posto in prigione ed avvisato di prepararsi alla morte427.
Ma la notizia dell'imprigionamento di così distinto cittadino, e dell'imminente suo pericolo, sparse il terrore in tutta la città: ciascuno trovavasi a parte di qualche congiura, o conoscevasi colpevole d'avere assistito a qualche adunanza in cui disponevansi nuove trame; ciascuno credevasi compromesso, e cercando di porsi in istato di difesa, mostrava di essere reo. Il duca, veduto questo generale movimento, s'accorse che tutta la città era contro di lui congiurata, e trovandosi troppo debole per incrudelire all'istante contro coloro che aveva fatti sostenere, volle prima di tutto assicurarsi i soccorsi de' suoi alleati, ond'essere poi in istato d'avviluppare i capi di tutte le congiure in una sola vendetta. Fece chiedere a Taddeo Pepoli, signore di Bologna, di spedirgli alcuni rinforzi, e quando seppe che trecento cavalli eransi avanzati negli Appennini per venire in suo ajuto, ordinò a trecento de' principali cittadini di Firenze di portarsi all'indomani, 26 luglio, nel suo palazzo, per deliberare con lui intorno alla sorte de' colpevoli.
| |
Antonio Baldinaccio Adimari Taddeo Pepoli Bologna Appennini Firenze
|