Ma i grandi non si videro appena usciti dall'oppressione in cui vissero sì lungo tempo, che presero a vendicare le ingiurie fin allora sofferte in silenzio. Molti loro nemici furono uccisi non solo nelle campagne, ma nelle contrade e nelle piazze della città, senza che le leggi comuni avessero forza di reprimere o punire tanta audacia. Una generale indignazione secondò la gelosia de' borghesi; perfino alcuni nobili unironsi al popolo, ed il 22 settembre del 1343, non ancora compiuti due mesi dopo la cacciata del duca d'Atene, cominciò una sedizione sulla pubblica piazza de' priori, ed i quattro nobili che sedevano nella signoria, furono forzati dalle minacce e dalle grida del popolo ad uscire del palazzo ed a rinunciare alla loro magistratura440.
Ma i nobili non si ritrassero per altro dalle difese. Uno di loro, Andrea Strozzi, cercò d'ammutinare il popolaccio contro i borghesi; ma dissipati i sediziosi da lui adunati, fu costretto di sottrarsi colla fuga ad una condanna di morte441. I suoi consorti facevano entrare in città i loro vassalli e contadini, e gli armavano; si diceva pure che avevano domandato ajuto alla nobiltà immediata degli Appennini, ai Pisani ed ai tiranni di Lombardia. Ma il popolo li prevenne; chiamato dai Medici alle armi nel quartiere di san Giovanni, attaccò i palazzi degli Ademari-Cavicciuoli situati in vicinanza della cattedrale, e dopo una lunga accanita zuffa, gli sforzò a capitolare; le loro barricate furono atterrate, disarmati e dispersi i loro clienti; ma rispettate le loro persone e le proprietà. Dopo questa vittoria il popolo assediò successivamente tutti i palazzi fortificati.
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