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      Le repubbliche ed i piccoli principi d'Italia non potevano opporre che una debole resistenza a queste formidabili compagnie che cominciarono in quest'epoca a minacciare l'esistenza di tutti gli stati. La loro formazione era sempre inaspettata; e siccome niun sovrano teneva in tempo di pace al suo soldo un grosso corpo di truppe, niuna forza trovavasi in istato di opporre loro una valida resistenza. E quand'ancora i soldati arruolati in queste compagnie non fossero stati superiori di numero, l'abitudine della guerra dava loro un infinito vantaggio sulle milizie che dovevano combatterli. Se in cambio venivano loro opposti altri soldati mercenarj, erano questi sempre disposti ad abbandonare i loro stendardi per entrare nella compagnia; in ogni evento essi non si battevano che mollemente, non dimenticandosi mai che potrebbero in breve trovare vantaggioso un asilo in seno ai loro fratelli d'arme, entrando a parte dei loro pericoli e dei loro guadagni. La più sfrenata licenza regnava nel campo di questi assassini: gli stessi capi applaudivano ai loro eccessi per guadagnarsi l'amore dei soldati, ed allettare un maggior numero di reclute ad arruolarsi sotto le loro insegne. Essi non si vergognavano di verun delitto o crudeltà; ed il duca Guarnieri accoppiava al titolo di signore della grande compagnia quelli di nemico di Dio, della pietà e della misericordia. Aveva fatti incidere questi odiosi titoli sopra una lastra d'argento che portava per ornamento sul petto451.
      I cittadini sienesi, che non sospettavano nè meno di vedere turbata la profonda pace di cui godevano, furono all'impensata assaliti da questi feroci soldati, che, non contenti del saccheggio delle case e delle loro mandre, cercavano frequentemente di levar loro il danaro, sottoponendoli a crudeli torture.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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