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      «Vi si vedeva, dice lo storico di Roma anonimo e contemporaneo, un gran mare burrascoso; nel mezzo una nave senza timone e senza vele in procinto di affondare. Una donna stava inginocchiata sul cassero vestita di nero e colla cintura della tristezza; aveva la veste squarciata sul petto, i capegli sparsi, le mani incrocicchiate in atto di chi prega per essere salvato da imminente pericolo. Vedevasi in cima al quadro un breve che diceva: è questa Roma. Intorno a questo vascello stavano altri quattro che già avevano fatto naufragio; le loro vele erano cadute, rotte le antenne, spezzato il timone; e sopra cadauna di loro vedevansi i cadaveri di una donna coi nomi di Babilonia, Cartagine, Troja, Gerusalemme, ed al di sopra: l'ingiustizia è quella che le pose in pericolo, e che le fece finalmente perire491». Quando il popolo affollato intorno a questo quadro l'ebbe considerato alquanto, Cola si avanzò in mezzo a tutti e con maschia eloquenza inveì contro i delitti dei nobili che strascinavano la loro patria nell'abisso.
      Pochi giorni dopo, fece collocare nel coro di san Giovanni di Laterano una tavola di rame con una bella iscrizione latina ch'egli aveva scoperta. Invitò i dotti ed il popolo a venire ad interpretarla, e quando l'assemblea fu adunata, egli si fece innanzi per leggere l'iscrizione. Era un senatoconsulto, col quale il senato conferiva a Vespasiano i diversi poteri de' Romani imperatori: atto di schiavitù, nel quale erano ancora conservate le forme de' tempi liberi. Cola, poi ch'ebbe terminata l'interpretazione, si volse al popolo adunato: «Voi vedete, o signori, egli disse, quale era l'antica maestà del popolo romano; egli era quello che conferiva agli imperatori, come suoi vicarj, i proprj diritti e la propria autorità. Questi ricevevano l'essere e la possanza dalla libera volontà de' vostri antenati, e voi, voi avete acconsentito che a Roma fossero cavati gli occhi; che il papa e l'imperatore abbandonassero le vostre mura, e non fossero più da voi dipendenti.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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