Dopo averli raggirati con questi discorsi, Cola volle che tutti gli adunati sul monte Aventino giurassero sul Vangelo di prestarsi con tutte le loro forze al ristabilimento della romana libertà494.
Era necessario valersi d'un favorevole istante per privare i nobili della sovrana autorità. Cola avvisato, il 19 maggio, che Stefano Colonna aveva condotto un grosso numero di gentiluomini a Corneto per iscortare un convoglio di biade, non aspettò più oltre; fece pubblicare a suono di trombe, in tutta la città, che chiunque dovesse nel susseguente giorno recarsi senz'armi presso di lui, onde provvedere al buono stato di Roma. Dalla mezza notte fino alle nove ore del mattino fece dire in sua presenza trenta messe dello Spirito Santo, nella chiesa di san Giovanni della Piscina; ed il 20 maggio, giorno dell'Ascensione, uscì di chiesa armato, ma col capo scoperto. Gli stava intorno molta gioventù che faceva risuonare l'aere con grida di giubbilo. Raimondo, vescovo d'Orvieto, vicario del papa in Roma stava al suo fianco; tre de' più grandi patriotti di Roma portavano i gonfaloni innanzi a lui, ne' quali vedevansi figurati soggetti allegorici della libertà, della giustizia e della pace. Lo scortavano cento uomini d'armi ed un'infinita moltitudine di popolo disarmato, e tutto questo pacifico corteggio si avanzò tranquillamente verso il Campidoglio.
Giunto al limitare dello scalone, Cola fermossi presso al Leone di basalto, e, voltosi al popolo, lo richiese di approvare i regolamenti per lo stabilimento del buono stato, che fece tutti leggere ad alta voce.
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