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      Tutto parve disposto per quest'orribile esecuzione; nella sala de' giudizj si stese un drappo di seta bianca screziata a colore di sangue; fu mandato ad ogni barone un frate minore per confessarlo e dargli la comunione, ed intanto le campane del Campidoglio suonavano per adunare il popolo. Il vecchio Stefano Colonna, cui pesava il morire, rimandò il frate e la comunione, dichiarando che non era disposto, e che gli affari dell'anima sua e quelli della sua famiglia non erano altrimenti accomodati, nè lo potevano essere così presto514.
      Forse il Tribuno non aveva altra mira che quella di spaventare i nobili, e fors'anco si lasciò piegare dalle istanze de' loro amici: quando vide il popolo adunato salì la tribuna delle arringhe, e prese per tema le parole dimitte nobis peccata nostra, e si fece presso al popolo intercessore per i baroni prigionieri; dichiarò in loro nome che questi gentiluomini si pentivano dei loro errori, e che d'or innanzi servirebbero il popolo con fedeltà. I prigionieri si presentarono l'un dopo l'altro innanzi al popolo, e ricevettero la grazia a capo chino; in seguito risguardando la loro fedeltà come indubitata, Cola accordò loro importanti cariche, prefetture e ducati nella Campania ed in Toscana515.
      La clemenza che tien dietro ad un'ingiusta collera, non merita in verun caso riconoscenza; i nobili furono appena fuori delle prigioni del tribuno e delle mura di Roma, che pensarono a vendicarsi. Il Colonna e due Orsini presero a fortificare il castello di Marino; vi adunarono uomini d'armi e munizioni, senza che Cola pensasse ad opporsi a questi ostili apparecchi; in breve spiegarono lo stendardo della ribellione, ed, occupato Nepi, abbruciarono molte castella, e portarono i loro guasti fino alle porte di Roma516.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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