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      Il ristauratore della repubblica romana non era fatto per le cose della guerra; egli non conosceva altrimenti quel valore che ammirava negli antichi, e che pensava di far rivivere: e per tal modo l'opposizione tra il coraggio di spirito spiegato nella sua impresa, e l'assoluta mancanza di coraggio militare che mostrò in appresso, può sembrare all'osservatore o ridicola o affliggente. Lungo tempo prima di prendere le armi, cercò d'intimidire i suoi nemici colle citazioni o colle minacce. Finalmente le grida del popolo, che non sapeva pazientemente soffrire il guasto delle campagne, l'obbligarono a muovere la milizia romana. Ottocento cavalli e venti mila pedoni sotto la condotta di Cola da Rienzo si avanzarono contro i Colonna e guastarono il territorio di Marino com'era stato guastato quello di Roma. Dopo otto giorni di minacce piuttosto che di battaglie, il tribuno ricondusse l'armata in città; si fece vestire in Vaticano della dalmatica, mantello fino allora riservato ai soli imperatori, ed accolse con tale abito un legato che il papa mandava a Roma per farvi rivivere la propria autorità517.
      Frattanto i Colonna avevano, dal canto loro, fatta ribellare Palestrina; e molti de' loro partigiani li richiamavano in Roma, assicurandoli d'essere pronti ad aprir loro le porte tosto che li vedessero avvicinarsi con sufficienti forze. Perciò i Colonna adunarono in Palestrina seicento uomini d'armi e quattro mila fanti, avanzandosi poi fino al luogo, detto il Monumento, lontano quattro miglia dalle porte.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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