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      La truppa loro era divisa in tre battaglioni; i due primi passarono senz'essere molestati, e la porta fu tenuta chiusa finchè cominciò a passare il terzo battaglione, ed allora fu aperta per rispondere colle bravate alle bravate. Il giovane Giovanni Colonna quando vide aperta la porta sperò che i suoi partigiani se ne fossero impadroniti, spronò il cavallo ed entrò in città, avanzandosi fino ad un tratto d'arco. Con eguale viltà i suoi compagni d'armi lo lasciarono solo mentre i cittadini fuggivano innanzi a lui. Quando Giovanni s'accorse d'essere abbandonato, volle dar addietro, ma il suo cavallo inciampò, ed il popolo affollandoglisi addosso, lo uccise mentre domandava la vita in dono. Suo padre, il vecchio Colonna, giunto la volta sua innanzi alla porta volle entrare per soccorrere il figliuolo, poi ripartì quando conobbe la grandezza del pericolo; ma ferito con un sasso lanciatogli mentre fuggiva, fu atterrato ed ucciso alla stessa porta senza avere neppure potuto valersi delle sue armi. Gli altri gentiluomini non tentarono nè meno di prendere parte alla battaglia, inseguiti nella loro fuga da un popolo furibondo, che ne fece molti prigionieri: Pietro Agapito Colonna ed il signore di Belvedere furono uccisi in una vigna ove cercavano di nascondersi; gli altri gittarono le armi e non si fermarono avanti di giugnere ne' loro castelli520.
      La gioja del tribuno dopo questa vittoria cui aveva presa sì poca parte, fu tanto più smoderata, quanto più grande era stata la sua paura.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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