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      Tornò trionfante in Campidoglio, e depose innanzi all'immagine della Vergine in Araceli la sua bacchetta tribunizia, e la sua corona d'argento a foglie d'ulivo. Arringò in seguito il popolo, e si vantò d'aver abbattute quelle teste che nè gl'imperatori nè i papi avevano potuto mai far piegare. Finalmente non permise che si rendessero gli onori funebri ai cadaveri dei Colonna521: ma invece di approfittare della vittoria e di assediare Marino, che i nobili avrebbero, in quel primo istante di terrore, abbandonato, perdette un tempo prezioso nelle feste ed intorno a ridicole cerimonie; armò cavaliere della vittoria suo figliuolo, nel luogo medesimo in cui era stato ucciso Stefano Colonna; accrebbe le imposte per pagare i soldati, e ne consumò i proventi in un fasto insensato. Frattanto il popolo s'andava da lui alienando; vedeva Giordano Orsini portare la desolazione fino sulle porte di Roma; vedeva che il tribuno era incapace di far rispettare il suo governo, e lo accusava egualmente degli errori che gli vedeva commettere e degli oltraggi che gli facevano i suoi nemici.
      Il legato che Clemente VI aveva spedito a Roma, chiamavasi Bertrando di Deux; il quale manteneva corrispondenza colla nobiltà romana, e dopo il suo arrivo in Italia erasi formato una svantaggiosa opinione del tribuno. Passando per Siena aveva detto a que' magistrati, che Cola da Rienzo era un nemico della chiesa; che il papa disponevasi a farlo processare per delitto di ribellione, onde pregava la repubblica a richiamare le truppe ausiliarie che gli aveva fin allora somministrate522. Non pertanto il legato era stato ricevuto, entrando in Roma, da Cola da Rienzo con segni di profondo rispetto per la sua persona e per il pontefice; era stato presentato al popolo in pieno parlamento, ed assicurato dell'ubbidienza della repubblica e del suo capo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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