Pagina (4/301)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Mentre l'Italia era travagliata da tanti disordini e da tanti mali, fu colpita tutto ad un tratto dai più terribili flagelli che il cielo abbia riservati per castigo della terra. Una crudele carestia e la più mortifera peste di cui le storie abbiano conservata la memoria; e potrebbe aggiugnervisi per terzo flagello l'invenzione dell'artiglieria, che rimonta precisamente a quest'epoca sventurata. L'invenzione delle armi da fuoco ebbe per l'umana specie più funeste conseguenze, che la peste e la carestia; ella sottopose al calcolo la forza dell'uomo; ridusse il soldato ad essere una semplice macchina; tolse al valore quanto era in esso di più nobile, quanto era dipendente dal carattere personale; accrebbe il potere dei despoti, ed indebolì quello delle nazioni; spogliò le città dalla loro sicurezza, e le mura della confidenza che ispiravano. Ma i durevoli effetti di così funesta invenzione non si manifestarono che dopo lungo tempo. Le bombarde, di cui parlano gli storici la prima volta, quando furono adoperate il 26 agosto del 1346 nella battaglia di Crécy, tra gl'Inglesi ed i Francesi, non parvero a principio che macchine proprie a lanciare alcune palle, di cui tutto il vantaggio riducevasi a spaventare i cavalli coll'esplosione e col fuoco che produceva. Il re d'Inghilterra che solo aveva bombardieri nell'armata, gli aveva infatti collocati tra gli arcieri, sui carri onde aveva circondato il suo campo. "Le loro bombarde, dice Giovanni Villani, gettavano piccole palle di ferro e fuoco per ispaventare e confondere i cavalli1. Gli arcieri inglesi, dice più sotto, tiravano tre freccie, mentre che i genovesi al servizio della Francia ne tiravano una sola.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





Italia Crécy Inglesi Francesi Inghilterra Giovanni Villani Francia