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      Nella state del 1347 la mortalità fu in Firenze grandissima, specialmente tra i poveri, nelle donne e ne' fanciulli, calcolandosi che l'epidemia abbia tolti quattro mila individui. Ma nello stesso tempo un più terribile flagello preparavasi in Oriente. Nelle relazioni de' fenomeni che accompagnarono la peste non è agevole cosa lo sceverare i racconti popolari, che la superstizione risvegliata dal timore faceva avidamente ammettere, dalle più vere calamità cagionate senza verun dubbio dall'epidemia. Nel regno di Casan, secondo racconta Giovan Villani, la terra fu agitata da violenti scosse, affondarono molte città e villaggi, le voragini apertesi vomitavano fiamme, che, comunicandosi alle erbe aride, si stesero da ogni banda, in distanza di molti giorni di cammino. Coloro che si sottrassero a questo disastro, seco portarono una malattia contagiosa che sparsero sulle rive del Tanai ed a Trabisonda, malattia funesta che di cinque persone quattro ne uccideva. A Sebastia le piogge furono accompagnate dalla caduta di una enorme quantità d'insetti neri, che avevano otto gambe e la coda, parte morti e parte vivi; questi avvelenavano col morso, la putrefazione degli altri infettava l'aria. La peste cominciata in questi due paesi si sparse in tutto il Levante, corse la Siria, la Caldea, la Mesopotamia, l'Egitto, le isole dell'Arcipelago, la Turchia, la Grecia9 l'Armenia, la Russia10. I mercanti italiani, dimoranti in vari porti del Levante, cercarono di salvarsi fuggendo colle loro merci; otto galere genovesi, tra le altre, partirono dalle coste del mar Nero, ma portavano il contagio con loro.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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