Gli ultimi libri della sua storia pare che si risentano di queste private disavventure, ed indicano che l'autore era diventato diffidente e lento. Quando morì di peste nel 1348, doveva essere giunto a matura vecchiaja20.
Altre cronache italiane terminano nella stessa epoca; lo che dà luogo a credere che i loro autori cadessero vittime della stessa epidemia21. Giovanni d'Andrea, il più illustre giurisperito d'Italia, e la Laura del Petrarca, furono tolti al mondo da questo flagello, il primo in Bologna, l'altra in Avignone.
In tempo della carestia e della peste, i popoli d'Italia, oppressi da tali calamità, si rimasero per la maggior parte in una forzata inazione. L'ambizione e le altre passioni politiche più agire non potevano sopra uomini minacciati ogni giorno dalla morte, e che più non calcolavano l'avvenire. Non pertanto alcune strepitose rivoluzioni illustrarono quest'epoca: precisamente in sul finire della carestia, e quando incominciava la peste, Pisa si divise in due nuove fazioni dei Bergolini e dei Raspanti, fazioni che presero il luogo di quelle de' Conti e de' Visconti, i di cui nomi cominciavano a cadere in dimenticanza, e di quelle tra i nobili ed il popolo ch'erano scoppiate dopo le prime.
Il giovane conte Renieri, erede della famiglia della Gherardesca e del favore del popolo che questa godeva da lungo tempo, era giunto al suo diciottesimo anno. Era, per così dire, ancora fanciullo, quando fu investito, come per diritto ereditario, della carica di capitano di Pisa; e Dino della Rocca suo parente, ed i principali capi del partito popolare, presero a governare la repubblica in suo nome.
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