Luigi continuò dopo questo il suo cammino, e giunse ne' primi giorni di dicembre ai confini del regno. Il 20 agosto la regina Giovanna aveva sposato Luigi di Taranto suo cugino; e con tale unione con uno degli uccisori di suo marito, più non lasciava verun dubbio d'aver presa parte al delitto di cui l'accusava il re d'Ungheria: i popoli medesimi invocavano un vindice di sì grave attentato. Aquila, Sulmona e Sanguinetto aprirono le loro porte agli Ungari; i principi del sangue gelosi dell'innalzamento d'un loro eguale, abbandonavano Giovanna; il duca di Durazzo disponevasi a farle guerra29; e Luigi di Taranto, ch'erasi posto a Capoa per contrastare agli Ungari il passaggio del Volturno, vedeva ogni giorno diminuirsi la sua armata30.
Ma Luigi di Taranto non ebbe pure l'opportunità di sperimentare il coraggio delle sue truppe, la di cui fedeltà gli era sospetta. Il re d'Ungheria non tentò il passaggio del Volturno, ma presa la via del contado d'Alife, giunse l'undici gennajo a Benevento con un'armata composta di sei mila uomini di cavalleria pesante. L'agitazione e lo spavento regnavano in Napoli; il gran maniscalco, Nicola degli Acciajuoli, repubblicano fiorentino che in mezzo ad una corte corrotta erasi conservato fedele ai principj d'una severa morale, e che adesso sforzavasi di salvare una regina di cui aveva cercato invano di prevenirne gli errori e le sregolatezze, non trovava alcuno tra i cortigiani o nella nobiltà che volesse assecondarlo. La città neppure pensava a rispingere gli Ungari, e Giovanna si risolse all'ultimo d'abbandonare il suo regno, senza aver data una battaglia per difenderlo.
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