Tra quei soldati trovavasi lo stesso duca Guarnieri, il quale poc'anni prima aveva formata la grande compagnia e guastati i territorj della Toscana e della Romagna. Guarnieri prese cura di adunare i soldati licenziati dal re, e formatone una nuova compagnia, entrò dalla banda di Terracina negli stati del papa. Questo corpo di masnadieri più regolarmente organizzato che non era stato il primo, doveva più lungamente travagliare tutte le contrade d'Italia35.
Frattanto la peste aveva cominciato a manifestarsi nel regno di Napoli, ed aveva privato il re d'Ungheria di molti suoi fedeli servitori. I Napoletani, sempre più proclivi alla ribellione che alla difesa, cominciavano a dar segni di malcontento; e gli Ungari desideravano di lasciare un paese in cui erano minacciati tutti da vicina morte. Luigi affidò il comando de' castelli di Napoli a Corrado Guilford, detto Lupo, barone tedesco, cui lasciava mille duecento cavalli36, e nominò suo fratello, Ulrico Guilford, governatore della Puglia. A costoro aggiunse Stefano, figliuolo di Ladislao Laczk, vaivoda di Transilvania; indi sotto pretesto di visitare in persona le conquistate province, passò a Barletta in maggio del 1338, dove s'imbarcò sopra un leggier bastimento, e, attraversando la Schiavonia, si restituì in Ungheria, prima che i Napoletani sospettassero vicina la di lui partenza dal regno37.
Mentre la peste continuava ad infierire, la regina di Napoli, che i suoi malcontenti baroni avevano tenuta alcun tempo prigioniera in Provenza, ebbe avviso che i Napolitani, omai stanchi del giogo degli Ungari, sospiravano il di lei ritorno, e promettevano di riporla sul trono; ma le sue finanze essendo affatto esauste, ed essa totalmente priva di credito, risguardò come una singolare fortuna l'offerta fattale dal papa di acquistare per trenta mila fiorini la sovranità d'Avignone.
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