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      Pepoli era stato servito di rinfreschi nella tenda del generale; i gentiluomini bolognesi ed i cavalieri venuti dalla città erano stati invitati dagli ufficiali e dai soldati dell'armata a sedersi a mense ch'erano state imbandite per loro in diversi luoghi del campo; e frattanto il signore di Bologna era rimasto pressocchè solo col conte di Romagna, aspettando con impazienza l'arrivo degli ufficiali generali chiamati ad un consiglio di guerra. Finalmente il maresciallo dell'armata si presentò al padiglione del conte; e nello stesso istante i soldati che gli stavano intorno, assalirono Giovanni dei Pepoli, lo presero e rovesciarono in terra. Poichè l'ebbero incatenato lo trasportarono ad Imola, e lo chiusero nella fortezza, senza che questo sventurato signore potesse chiamare le proprie guardie in suo soccorso. Un suo paggio avendo alzata la voce per compiangerlo, venne subito ucciso ai di lui piedi52.
      Mastino della Scala che aveva convenuto con Durafort una segreta alleanza, fece muovere le sue truppe verso Bologna tosto che seppe arrestato Giovanni de' Pepoli. Dal canto suo il conte di Romagna lasciò la guerra che faceva ai suoi nemici, per condurre l'armata contro i suoi alleati, e prodigando le ricompense militari per tradimenti e per conquiste senza gloria, promise un'altra volta ai suoi soldati doppia paga e mese intero, per la presa del castello di san Pietro, che i Bolognesi non prendevansi cura di difendere53.
      Giacomo de' Pepoli ch'era rimasto in Bologna, fu colpito come da un colpo di fulmine alla novella dell'arresto del fratello, della diserzione di cinquecento cavalieri rimasti nell'armata del conte, e della guerra che gli facevano quegli alleati ch'egli aveva soccorsi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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