Il disprezzo di tutta l'Italia punì i Pepoli di così vergognoso contratto62. In Bologna eccitò la più violenta indignazione, gridandosi rabbiosamente in tutte le strade, noi non vogliamo essere venduti63. Ma i cittadini scoraggiati, e privi dei loro capi, non ardirono ricorrere alle armi, nè invocare l'ajuto de' Fiorentini che dividevano il loro risentimento; ed uno dei nipoti dell'arcivescovo fu ricevuto senz'ostacolo entro la città con mille cinquecento cavalli64.
Il duca Guarnieri, personale nemico dei Visconti, passò nel campo del conte di Romagna con i suoi soldati lo stesso giorno in cui le truppe milanesi entrarono in Bologna: in pari tempo le truppe ausiliarie di Mastino della Scala giunsero a rinforzare l'armata della chiesa, sicchè trovossi tutt'ad un tratto più numerosa e più formidabile assai che prima non era stata. Ma la corte d'Avignone faceva colla sua avarizia andare a vuoto tutti i progetti de' suoi generali. Dopo avere cominciata la guerra con vigore, e promessi considerabili sussidj ai suoi alleati, mancava senza rossore alle promesse; ricusava di somministrare il danaro quand'era più necessario, ed abbandonava le proprie creature, perchè tutte le entrate venivano prese da altri favoriti. Al conte di Romagna non si mandò il danaro per pagare le truppe. Invano questi rappresentava al papa suo cugino il grave affronto cui rimaneva esposto il nome della chiesa, ed i pericoli che soprastavano a tutto il suo patrimonio. Durafort non potè ottenere da Avignone verun sussidio, e fu alla fine costretto a permettere che i suoi soldati trattassero col suo nemico.
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