I Fiorentini spedirono deputati a Giovanni d'Oleggio per chiedere i motivi d'una aggressione non preceduta da veruna dichiarazione di guerra, mentre sapevano di non aver dato all'arcivescovo di Milano, suo padrone, verun motivo di lagnanza, e non avevano con lui alcuna controversia. Oleggio gli accolse in presenza del suo consiglio di guerra, e loro rispose in questi termini:
«Il nostro signore messer l'arcivescovo di Milano è potente, benigno e grazioso signore: e non fa volentieri male ad alcuna persona: anzi mette pace e accordo in ogni luogo, ove la sua potenzia si stende; ed è amatore di giustizia, e sopra gli altri signori la difende e mantiene, e qui non ci ha mandati per mal fare; ma per volere tutta Toscana riducere, e mettere in accordo e in pace. E levare le divisioni, e le gravezze, che sono tra i popoli, e comuni di questo paese. E però che a lui è pervenuto e sente le divisioni e discordie, e sette, e le gravezze che sono in Firenze, le quali conturbano, e gravano la vostra città, e tutti i comuni di Toscana, ci ha mandati qui a fine, che noi vi governiamo, e reggiamo in pace, e in giustizia per lo suo consiglio, e sotto la sua protezione e guardia. E così intende di volere addirizzare tutte le terre di Toscana. E dove questo non possa fare con dolcezza e con amore, intende farlo per forza della sua potenzia, e degli amici suoi. E a noi ha commesso, ove per voi non si ubidisca al suo buono e giusto proponimento, che mettiamo la sua oste in sulle vostre porte, intorno alla vostra città. E che ivi tanto manterrà quella, accrescendola, e fortificandola continuamente; combattendo d'ogni parte il contado e distretto del vostro comune, con fuoco e con ferro, e con prede de' vostri beni, che tornerete per vostro bene a fare la volontà sua85.»
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