Furono perciò costretti a rinunciare al progetto di mettersi in campagna, e a dare ai cittadini fiorentini il comando delle compagnie che arrolava la repubblica per afforzare i castelli del Mugello e i passi delle montagne. I contadini accorrevano a militare sotto le insegne di questi varj comandanti, che gli avvezzavano alla guerra con giornaliere zuffe, attaccando con vantaggio e prendendo frequentemente i convogli di viveri che giugnevano di Lombardia per mantenere l'armata de' Visconti. I Sienesi avevano mandati ai Fiorentini un corpo di truppe ausiliarie89, ed i Pisani avevano ostinatamente ricusato di prender parte nella guerra dell'arcivescovo, e di rompere il trattato di pace che avevano fatto coi Fiorentini90. Entro Firenze l'ordine pubblico e la tranquillità si mantenevano malgrado la guerra; i cittadini disarmati attendevano al loro commercio, e la banca ossia monte continuava i pagamenti senza mostrare veruna diffidenza; mentre i soldati milanesi sentivano essi soli quasi tutti i danni delle ostilità da loro cominciate.
Frattanto il castello di Scarperia veniva ostinatamente attaccato; le macchine degli assedianti non cessavano nè giorno nè notte di lanciare enormi massi di pietre; la guarnigione, resa debole da continue zuffe, cominciava a prevedere che non avrebbe potuto resistere lungo tempo contro forze tanto superiori; e la cavalleria ausiliaria, che i Fiorentini aspettavano da Perugia, non aveva potuto giugnere, essendo stata svaligiata da Pietro Saccone dei Tarlati, che l'aveva sorpresa con un'imboscata91. La signoria, non avendo alla testa delle sue truppe un generale sperimentato, non osava tentare la liberazione di Scarperia col dare una battaglia, e cercò piuttosto di rinforzarne la guarnigione.
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