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      Giovanna medesima fu più volte costretta di esporsi al mare, ed ogni volta dovette per questo viaggio noleggiare galere genovesi. Minacciata dagli Ungari, che si affidavano all'Adriatico per invadere i suoi stati, non riuscì a formare una marina, alla quale poteva essere legata la sua sicurezza, e non potè impedire il passaggio della cavalleria ungara sui battelli scoperti. Dimenticando la rivalità de' suoi antenati colla casa di Sicilia, domandò quindici galere in dono a don Luigi d'Arragona, o piuttosto alla Reggenza di Palermo, che governava la Sicilia a nome del re minore; ed a tale prezzo rinunciò a tutti i pretesi diritti che la casa d'Angiò faceva valere da settant'anni sui paesi al di là del Faro. Ma le galere siciliane a lei promesse non poterono mai dar le vele.
      I Greci, ai quali l'infinito numero delle loro isole e l'assoluto bisogno di chiudere ai Turchi il passaggio dei mari, imponevano imperiosamente il mantenimento d'una marina, l'avevano lasciata andare in ruina. Quella de' Pisani più non aveva potuto rifarsi dalla rotta avuta alla Meloria nella fatale battaglia contro i Genovesi. E per ultimo i Francesi nelle lunghe guerre di Filippo di Valois con l'Inghilterra assoldarono le galere dei Genovesi, e gl'Inglesi non sapevano ancora circondare la loro isola con quelle nobili fortezze che assicurano adesso la sua prosperità e la sua gloria. Vero è che nel Nord le città della vasta rada avevano di già una fiorente marina: ma assai di rado vedevasi ne' porti del Mezzogiorno.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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