Essi invitavano tutti gli Occidentali a stabilirsi in Caffa, loro promettendo in questa città tutti i vantaggi che ottener potevano dal Kan de' Tartari. Ma i Veneziani che in principio delle ostilità eransi rifugiati nella colonia genovese, non resistettero a lungo all'allettamento de' beneficj che faceva loro sperare il commercio cogli Sciti. Visitarono di nuovo i porti delle Paludi Meotidi, ove i profitti che vi facevano erano più grandi, perchè non avevano concorrenti136. I Genovesi, dall'altro canto, per mantenere i loro diritti di blocco, attaccarono e dichiararono buona preda alcuni vascelli veneziani che veleggiavano verso le foci del Tanai137.
La repubblica di Venezia, non volendo lungo tempo perdere i profitti del commercio del mar Nero, armò trentatre galere, cariche di mercanzie e di soldati, e le spedì alla Tana sotto il comando di Marco Ruzzini138. Quest'ammiraglio incontrò in faccia all'isola di Negroponte undici galere genovesi che andavano a Caffa; le attaccò, e, dopo un'ostinata pugna, ne prese nove che mandò a Candia, mentre le altre due si rifugiarono a Pera. Su queste trovavasi l'ammiraglio Filippino Doria, il quale invocò dai suoi compatriotti i soccorsi necessarj per vendicarsi, ed avendoli ridotti a seguirlo con sette galere e molte piccole navi, attaccò improvvisamente la città di Candia, forzò l'entrata del suo porto, bruciò alcune case, liberò tutti i prigionieri fatti nel precedente incontro, e riprese tutte le sue merci e le sue galere, che rimandò a Genova139, mentre egli tornava a Pera ricoperto di gloria.
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