Di pieno giorno lanciarono con una balista un'enorme pietra da Pera sul palazzo, quasi per far prova della portata della loro macchina, e, malgrado le lagnanze loro fatte in proposito, ne lanciarono un'altra all'indomani150. I Greci irritati chiamarono Niccolò Pisani, l'ammiraglio veneziano, e l'incoraggiarono ad intraprendere l'assedio di Pera. Di già il Pisani aveva ragunata una nuova flotta di trentadue galere chiamando sotto la sua bandiera tutti i vascelli della sua patria sparsi nella Romania, nel mar Nero, o mare di Siria. I Greci, che gli avevano altresì somministrati alcune navi, segnarono il loro campo per secondarlo ai piè delle mura di Pera151.
Nello stesso tempo Paganino Doria, l'ammiraglio genovese, stringeva l'assedio di Calcide ov'erasi rifugiata una flotta veneziana. Di là aveva intavolato un trattato coll'imperatrice Anna di Savoja, cui offriva soccorsi per rimettere suo figlio Giovanni Paleologo sul trono usurpato da Cantacuzèno. Intanto venne da lui sorpresa una nave leggera, che faceva forza di vele per recare in Calcide la notizia agli assediati d'un pronto soccorso. Erano state armate cinquanta galere, metà a Venezia e metà a Barcellona, le prime sotto gli ordini di Pancrazio Giustiniani, le altre di Ponzio di Santa Paz, ed eransi tutte unite in novembre ne' mari di Messina, di là dirigendosi verso la Grecia. Doria non le aspettò e fece vela alla volta di Tessalonica per sollecitare l'imperatrice Anna ad accettare la sua alleanza; al che non avendo potuto ridurla, sorprese l'isola di Tenedo, ove svernò le sue truppe, e riparò le galere152.
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