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      Ordinò in pari tempo coi segni al rimanente della flotta di avvicinarsi a lui durante la battaglia.
      Nicolò Pisani e Ponzio di Santa Paz, invece di attaccare Doria, fecero forza di remi per tagliar fuori le altre galere, che Doria aveva chiamate. Frattanto il vento rinforzava, oscure nubi si abbassavano e parevano appoggiarsi sugli alberi de' vascelli, l'orizzonte s'andava restringendo, e più non era indicato che dagli scogli contro i quali andavano a rompersi i grandi marosi, e rottami di navi galleggianti intorno ai combattenti annunziavano disastri, di cui non conoscevansi le circostanze. Di già non vedevansi i segni dall'una all'altra estremità della stessa flotta. Alcune galere genovesi non potendo accostarsi al loro ammiraglio, gettarono l'ancora e si nascosero tra gli scogli di cui i loro piloti conoscevano tutte le direzioni. I Catalani, affatto nuovi in que' mari, quando vollero attaccare i loro nemici in mezzo agli scogli a fior d'acqua, ed ai bassi fondi, perdettero molta gente e molte navi157.
      Tre galere veneziane avevano attaccato l'ammiraglio genovese, due da prora ed una di fianco. Colà cominciò la più accanita pugna, perchè tutto il rimanente delle due flotte cercava di avanzarsi su questo punto. I tre vascelli veneziani dovettero soccombere alla manovra genovese, e furono presi. D'altra parte dieci galere genovesi, spinte verso sant'Angelo, non potendo difendersi, furono dai loro marinai mandate a picco sulla riva, e fuggirono essi a Pera, abbandonandole ai Veneziani, che le bruciarono.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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