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      Lusingaronsi che le tre cocche non potrebbero combattere, perchè non si movevano a forza di remi, ed avevano il vento contrario. Per presentare al nemico una linea impenetrabile, legarono con lunghe catene le une alle altre le loro galere tanto pel corpo, che per l'alberatura; quattro solamente ne riservarono per le due ali, che lasciarono sciolte onde cominciare la battaglia, ed accorrere ovunque il bisogno lo richiedesse. I Veneziani ed i Catalani, quando videro tale ordinanza, legarono insieme dal canto loro cinquantaquattro galere, lasciandone libere sedici, otto per ogni lato, che spinsero avanti ad attaccare quelle de' Genovesi172.
      Mentre queste galere scaramucciavano assieme, avanzavansi lentamente e maestosamente le due linee incatenate l'una contro l'altra, formavano due enormi masse che andavano a rompersi nel loro grande urto. In quest'istante sgraziatamente pei Genovesi si levò improvvisamente un vento di mezzo giorno, che gonfiò le vele delle tre cocche, che stavano ancorate a qualche distanza. I Catalani tagliarono subito le gomene abbandonandosi al vento, e vennero ad urtare contemporaneamente contro tre galere d'una estremità della linea genovese e le affondarono; si serrarono in appresso contro le altre, opprimendole con una grandine di pietre e di saette.
      S'accorse allora il Grimaldi, che, malgrado la coraggiosa resistenza de' suoi soldati e de' marinai, arrischiava di perdere tutta la flotta. Fece dunque sciogliere il più presto che fu possibile le galere dell'ala non ancora attaccata, e liberò undici navi, che aggiunse a quelle lasciate sulle ali, e facendo vista di voler prendere alle spalle il nemico, prese il largo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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