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      Lo stesso imperatore lodò la fedeltà che fino all'ultimo istante gli aveva conservata la guardia italiana, comandata da Giovanni di Peralta. Racconta, che nell'istante di perdere il trono, arringò questa guardia in lingua italiana206, che asserisce di aver saputo benissimo parlare. Infatti Cantacuzèno è quello degli storici greci che sfigura meno i nomi occidentali207.
      Ma mentre i Greci, malgrado la fierezza loro ed il disprezzo che in ogni tempo mostrarono per le lingue straniere, studiavano le lettere latine, gl'Italiani facevano progressi grandissimi nella lingua greca; essi cominciavano a trasportare in Italia la letteratura ateniese, e s'appropriavano que' monumenti del genio e del gusto, che in tutti i secoli dovranno servire d'esemplari alla poesia ed all'eloquenza.
      Giammai lo studio della lingua greca era stato affatto abbandonato in Italia. Il dominio de' Greci nella Calabria e nella Puglia si prolungò fino ai tempi in cui gl'Italiani cominciarono a conquistare paesi nella Grecia. Relazioni di governo, di alleanze, di matrimonj legarono sempre abbastanza intimamente i due popoli, mentre i Greci non avevano comunicazione col rimanente dell'Europa. Più tardi il commercio e la navigazione li posero in un quasi continuo contatto, di modo che un prodigioso numero di mercanti, di marinai, di soldati sapevano nel terzo secolo il greco, come la metà del popolo veneziano lo intende in quest'età, senza che questa conoscenza della lingua avesse la menoma influenza sull'italiana letteratura.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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