In questo genere non fu eguagliato da veruno nell'eleganza dello stile, nella grazia, nella ingenuità. La sua facezia, talvolta troppo libera, è sempre ne' limiti del gusto, se non sempre entro quelli della modestia; e la sua narrazione servirà sempre di modello, quando ancora più non si cercasse ne' suoi racconti la pittura de' costumi del suo tempo.
Ma, quantunque le più serie opere del Boccaccio più non interessino al presente, non dobbiamo perciò scordarci che a quest'uomo più che a tutt'altri va debitore l'Occidente del ristabilimento delle lettere greche. Vi contribuì coi progressi fatti da lui medesimo in questa lingua, col gusto che sforzossi216 d'inspirare agli altri per gli stessi studj, e pei pubblici stabilimenti, che fece consacrare dalla sua patria al vantaggio de' grecisti. Fu il Boccaccio che trasse in Italia Leonzio Pilato, filosofo greco, originario della Calabria, come Barlaamo, e non meno dotto di questi. Era ributtante, dice il Boccaccio, la di lui figura, deforme la fisonomia del volto, lunga la barba, i capelli, e le sue maniere grossolane e selvagge: vedevasi di continuo immerso in profonde meditazioni, ma si aveva in lui come un archivio inesauribile, in cui raccolte trovavansi tutta la storia e la favola greca217. L'anno 1360 Leonzio Pilato, procedente dalla Grecia, sbarcò a Venezia, di dove era intenzionato di passare in Avignone. Lo incontrò il Boccaccio, gli chiese la sua amicizia, e lo persuase a venire a soggiornare in Firenze. In appresso ottenne dal governo di questa repubblica di fondare a favore del greco filosofo una cattedra di lingua e di letteratura greca.
| |
Boccaccio Occidente Boccaccio Italia Leonzio Pilato Calabria Barlaamo Boccaccio Leonzio Pilato Grecia Venezia Avignone Boccaccio Firenze
|