Non iscordiamo noi medesimi ciò che dobbiamo al Boccaccio, e mostriamoci grati all'università ed alla repubblica fiorentina di averci trasmessi i libri omerici, di aver renduta familiare a tutta l'Europa la lingua del padre de' poeti; e d'essere stato cagione per ultimo che le virtù, i monumenti dell'antichità, il patriottismo di Sparta, le arti di Atene, l'eloquenza, la poesia, la filosofia, la memoria della libertà e della grandezza de' Greci ci sieno state tramandate, e possano ancora sollevare l'anima nostra, formare i nostri talenti, e riscaldare il nostro cuore.
CAPITOLO XLII.
L'Italia immagine della Grecia. - Suoi tiranni. - Intraprese di Giovanni Visconti, arcivescovo di Milano. - Grande compagnia del cavaliere di Moriale. - Il cardinale Albornoz intraprende la conquista del patrimonio della chiesa. - Morte di Cola da Rienzo.
1351=1354.
L'Italia, in cui la greca letteratura era recentemente stata trasportata per opera del Boccaccio e della repubblica fiorentina, era di tutta l'Europa la più a portata di far rivivere l'antica Grecia. La natura medesima si compiacque di prodigare a queste due magnifiche contrade doni press'a poco eguali. In ambedue moltiplicò le situazioni pittoresche; innalzò maestose rupi ed aprì ridenti vallate, rinfrescate da belle cascate; adornò come per un giorno festivo le loro campagne della più rigogliosa vegetazione; e, mentre arricchì a vicenda l'Italia e la Grecia coi prodigi della sua possanza, compartì pure agli uomini che le abitano, somiglianti qualità; se pure può conoscersi l'originario carattere di un popolo quand'è già stato alterato da diversi governi.
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