Nè i talenti, e nè meno le virtù d'un signore, potevano rendere legittimo un usurpato potere; rimanevano sempre al popolo odiosi, ed in preda ai loro sospetti: frequenti rivoluzioni li precipitavano dal trono, sul quale non potevano rassodarsi che coi delitti, mentre coloro che gl'Italiani chiamavano signori naturali, i re di Napoli, come altra volta quelli di Macedonia, l'imperatore, siccome il gran re di Persia, erano rispettati di generazione in generazione, e potevano dormire sul trono, senza che i sudditi loro tentassero di rovesciarli.
Tra le razze de' tiranni, ch'eransi innalzati sopra la ruina dei diritti dei popoli, quella de' Visconti richiamava più d'ogni altra gli sguardi su l'Italia. L'aperta sua ambizione tendeva ad invadere tutta intera questa contrada, ed i talenti che successivamente segnalarono molti capi di tale famiglia, mentre altri tiranni imbecilli o corrotti regnavano a Verona, a Padova, a Mantova ed a Ferrara, le immense sue ricchezze, ed il potere che aveva di già acquistato, sembravano assicurarle il buon successo de' suoi progetti d'ingrandimento. Ella sapeva approfittare di tutte le rivoluzioni d'Italia per dilatare vie più ogni giorno il suo dominio. Ora riduceva i vicini stati a sottomettersi senza riserva, ora soltanto offriva loro la sua alleanza; ma la protezione, che accordava ai suoi alleati, li riduceva in servitù. Ella continuava a proteggere con tutte le sue forze il partito ghibellino, cui gloriavasi di mantenersi fedele; ma ciò praticava soltanto in quegli stati, ove, coll'ajuto di questo nome ancora potente, sperava di eccitare sediziosi movimenti.
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