Finalmente il papa cedette alle istanze dell'amica e de' cortigiani, ed il 5 maggio del 1352 dichiarò nel concistoro dei cardinali, che in considerazione della sommissione dell'arcivescovo di Milano, e della sua santa ubbidienza, annullava tutti i processi incominciati contro di lui, e rivocava le scomuniche e gl'interdetti fulminati contro il medesimo. Gli ambasciatori del signore di Milano presentarono a Clemente VI le chiavi di Bologna, quasi in atto di rendergli quella città, ma il papa gliele restituì. Nello stesso tempo fece cessione per dodici anni della sovranità di Bologna al Visconti come di un feudo della chiesa, contro il pagamento annuo di dodici mila fiorini235. Cento mila fiorini furono pagati dal signore di Milano alla camera apostolica per le spese della precedente guerra in Romagna. Più di duecento mila fiorini erano stati erogati nel sedurre i più importanti personaggi della corte di Avignone, e per ottenere un così vantaggioso trattato236.
Intanto le repubbliche toscane, costrette di rinunciare ai soccorsi del loro naturale alleato, eransi rivolte all'erede di una famiglia, contro i di cui antenati avevano guerreggiato, al nipote d'Enrico VII, al figlio di Giovanni di Boemia, Carlo IV, che in allora era re de' Romani. Gli rappresentarono, che quell'avanzo di potere che gl'imperatori conservavano ancora in Italia verrebbe in breve usurpato dai Visconti, se il monarca non poneva finalmente freno alla smisurata loro ambizione; si offrivano d'assecondarlo con tutte le loro forze onde abbassare l'alterigia del signore di Milano, di levare perciò un'armata, e di pagare a Carlo i sussidj quando scenderebbe in Italia a prendere le due corone de' Lombardi e dell'Impero Romano237. Venne a Firenze un cancelliere di Carlo IV per continuare questo trattato.
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