Il sussidio da pagarsi all'imperatore venne portato a dugento mila fiorini, doveva comandare un'armata di sei mila cavalli, di cui soltanto un terzo sarebbe da lui pagato, ed i magistrati delle repubbliche dovevano prendere il titolo di vicarj imperiali. Il trattato si pubblicò in Firenze in maggio del 1352, ma Carlo IV non potendo ancora allontanarsi dal suo regno di Boemia, rifiutò di ratificarlo238.
Nella campagna del 1352 l'arcivescovo di Milano non aveva tentato d'invadere la Toscana con un'armata considerabile; ma aveva distribuite le sue forze sopra diversi punti, e soccorsi tutti i nemici delle repubbliche. Egli eccitò contro Perugia e Siena il conte d'Urbino, della famiglia di Montefeltro, il signore di Cortona ed il prefetto di Vico, che governava diverse città dello stato della Chiesa. Negli Appennini il vecchio Pietro Saccone dei Tarlati, era tuttavia, sebbene in età di novant'anni, il più attivo nemico dei Guelfi, egli sorprendeva e guastava con inaspettate incursioni ora le campagne di Mugello, ora quelle d'Arezzo. Aveva occupato Borgo san Sepolcro, importante fortezza de' Perugini, e poco dopo Anghiari ed altri due castelli239. Finalmente Francesco Castracani intraprendeva nella Garfagnana l'assedio di Barga con forze considerabili, somministrategli dall'arcivescovo. Ma la lega guelfa uscì gloriosamente da questa lotta: riacquistò dopo lungo assedio e spianò fino ai fondamenti il forte castello di Bettona posto ad otto miglia da Perugia, ch'era stato occupato dai Ghibellini240; forzò il Castracani a levare l'assedio di Barga, dopo averlo disfatto nella Garfagnana241; e Pietro Saccone, rotto presso Bibiena, andò debitore della sua salvezza alla bontà del cavallo242.
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