In sull'esempio di Cola da Rienzo, questi prese il titolo di tribuno, mandò al supplicio i nobili più sediziosi, e costrinse gli altri alla quiete272. Il Baroncelli governava Roma, quando il cardinale Albornoz, accompagnato da Cola da Rienzo, entrò nello stato della chiesa. Fu il Baroncelli che fece la prima convenzione col legato a nome del popolo. In pari tempo Montefeltro, Aquapendente e Bolzena, aprirono le porte ai rappresentanti del romano pontefice; ma Giovanni di Vico, che portava il titolo di prefetto di Roma, pose in istato di difesa le sette città273 di cui erasi fatto padrone, e si apparecchiò a sostenere la guerra274.
La venuta di Cola da Rienzo ricordò ai Romani, non le ultime stravaganze, ma i bei tempi del suo governo, e le speranze che aveva loro fatte concepire. Essi recaronsi in folla ad incontrarlo a Montefiascone. «Torna a Roma, gli dicevano, torna nella tua città; a te s'aspetta il liberarla dai suoi mali; fattene signore, e noi ti sosterremo con tutte le nostre forze; non dubitare, tu non fosti desiderato mai, nè fosti amato mai tanto come in questo giorno275.» Ma Cola più non era indipendente; tutti i suoi atti erano subordinati alla politica del cardinale, e questi pensava assai meno a dare la signoria di Roma ad un uomo intraprendente ed ambizioso, che ad approfittare dell'influenza che quest'uomo aveva sui Romani, onde renderlo utile ad altri disegni. Lungi dal prestare a Rienzo pochi corazzieri per condurlo al Campidoglio, chiese ai deputati, che si erano a lui presentati, d'armare il popolo romano contro il prefetto di Vico, se desideravano che in appresso Cola ristabilisse in Roma il buono stato.
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