- Si ritira vergognosamente. - Anarchia della Sicilia e di Napoli. - Conquista di Albornoz; discordia tra i Visconti.
1354=1355.
L'arcivescovo di Milano aveva condisceso alla pace colle repubbliche toscane, per aver tempo di prepararsi contro gli ambiziosi progetti ch'egli supponeva ad Innocenzo VI; ed infatti questo pontefice era appena salito sul trono che aveva preso a ridurre sotto la sua ubbidienza tutti i paesi dipendenti dalla santa sede. Ma le conquiste d'Albornoz negli stati della chiesa, erano pel Visconti un argomento di sicurezza, perchè il papa non era nè abbastanza ricco, nè potente abbastanza per fare ad un tempo la guerra in Lombardia e nelle vicinanze di Roma. Se voleva sottomettere i tiranni che si avevano diviso il patrimonio di san Pietro, era forzato di conservare la pace coi signori di Milano, e porre da banda gli odj, che nello spazio di cinquant'anni avevano contro di loro manifestato i suoi predecessori. Giovanni Visconti credette adunque di potere nuovamente riprendere i suoi progetti d'ingrandimento. Pochi mesi dopo la pace di Sarzana, egli acquistò la signoria di Genova, come si è veduto nel precedente capitolo, e si trovò ben tosto mal suo grado impegnato nella guerra di questa città colla repubblica di Venezia.
Il Visconti aveva già dati non pochi motivi di doglianze ai quattro signori della Marca Veronese, la quale separava i suoi stati da quelli di Venezia; egli aveva cercato di approfittare di tutti gl'intrighi di queste piccole corti per formarsi in seno a ciascheduna un partito, ed ancora per cercare d'impadronirsi di quelle città. Ma i signori di Mantova, di Verona, di Ferrara e di Padova, deboli per sè medesimi, ed inoltre tra loro divisi, appena osavano palesare il loro malcontento, temendo che le loro lagnanze potessero allegarsi dal Visconti come un pretesto per conquistare i loro stati.
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